Fronte del Porto (1954), di E. Kazan.

di Roberta Lamonica

‘Non credo che nessuno in un film abbia mai rappresentato rabbia, confusione e tormento più onestamente e senza protagonismi, di Marlon Brando’

(R. Osborne)

Fronte del Porto’ (1954) è un film di E. Kazan con M. Brando, R. Steiger, K. Malden, L. Cobb e E. M. Saint. Nominato per dodici premi Oscar, ne vinse otto fra cui miglior attore protagonista (M.Brando), miglior attrice non protagonista (Saint) miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura.

Tratto da un racconto di B. Schulberg e da alcuni articoli scritti da Malcolm Johnson per il ‘The New Sun’, Fronte del Porto racconta la storia di Terry Malloy, scaricatore di porto ed ex pugile che, dopo essere stato coinvolto dal fratello Charley in una lotta sindacale dai metodi violenti e discutibili, cercherà in tutti i modi di redimersi e fare la cosa giusta’.

Impossibile separare il film dalle vicende personali del suo regista. Davanti ai membri della Comitato per le Attività Antiamericane, Elia Kazan aveva accusato di militanza comunista diversi artisti, tra i quali Jules Dassin (Mai di Domenica) e Kim Hunter (Un tram che si chiama desiderio). Ciò decretò la fine delle prospettive di lavoro per gli artisti coinvolti da Kazan, mentre per il regista di origini turche segnò l’inizio di un rapporto controverso e tormentato con il mondo di Hollywood.

Ciò accadeva il 10 aprile 1952. Due anni dopo uscirà sugli schermi Fronte del Porto. Inevitabile vedere il film di volta in volta come un ‘atto terapeutico’ o ‘un desiderio di autogiustificazione’ o a una ‘richiesta di comprensione’ associata a ‘una spavalderia di ribelle’.

E, inevitabilmente legata alla critica all ’uomo’ Kazan, sarà l’accoglienza controversa del film proprio per la modalità demagogica di trattazione delle tematiche sociali relative alle organizzazioni sindacali viste secondo un’ottica totalmente negativa così come la stessa rappresentazione della classe operaia.

Un film che comunque resta una pietra miliare soprattutto per l’interpretazione magistrale di tutto il cast e in particolare di Marlon Brando. Lo stesso Kazan ebbe a dire: ”Se esiste una migliore interpretazione da parte di un attore nella storia del cinema in America, non so quale possa essere”.

Brando era una delle ‘scommesse’ di Kazan che aveva portato il metodo Stanislavski nel suo Actors Studio. Scommessa vinta con Brando, appunto, ma anche con J. Dean, W. Beatty o N. Wood e che diventò il modello di riferimento di tutta la recitazione di Hollywood da lì a venire.

E la ricchezza e la credibilità della recitazione di Brando letteralmente permeano l’attore dall’interno. Egli riesce a combinare emozioni opposte come la tenerezza e la durezza, il senso di colpa o il disprezzo in momenti che Kazan definì, ‘piccoli miracoli’.

Un esempio iconico di ciò è la scena nel taxi, in cui suo fratello Charley (R.Steiger), gli punta una pistola per dissuaderlo dal testimoniare contro il boss del sindacato Johnny Friendly ( Lee. J. Cobb); Brando mostra pietà nei confronti del fratello e non reagisce spaventato alle sue minacce o mostrando paura; riesce invece a dipingere con la sua recitazione un arazzo completo e complesso di emozioni nella rappresentazione della perdita dell’amore fraterno man mano che la scena si svolge davanti ai nostri occhi. La profondità, la malinconia e la verità della scena- cristallizzata dalla recriminazione di Brando che lui ‘coulda been a contender’- è indimenticabile per quanto riguarda la prova di entrambi gli attori.

Un’altra scena memorabile è quella in cui Brando e Saint camminano nel parco. Mentre lei tira fuori i guanti da una tasca del cappotto e uno le cade a terra. Brando lo raccoglie ma non glielo rende, nonostante i diversi tentativi di lei di rientrarne in possesso. Invece, egli gioca con il guanto delicatamente, indossandolo sulle sue mani da manovale a più riprese durante la conversazione. Il sotto testo che si esplicita senza bisogno di parole sull’attrazione sessuale fra i due e il rendere manifesta la sua vulnerabilità, è davvero meraviglioso.

Così come splendida è la scena in cui lui le confessa il suo amore e lei sposta il discorso dal romanticismo alla coscienza. Kazan e il suo direttore della fotografia B. Kaufman, posizionano il suo viso pallido e capelli biondi in alto sul lato destro dello schermo, con Brando in basso al centro, invece, come se lei fosse il suo angelo custode.

Oggi la storia non risulta più così fresca e rivoluzionaria come quando uscì e la lotta alla corruzione rappresentata risulta un po’ datata. Ma la recitazione e i dialoghi hanno un impatto che non ha minimamente perso forza. ‘He could sing, but he couldn’t fly, si dice dell’informatore che viene gettato dal tetto nel film. ‘Fronte del Porto’ e soprattutto Brando, invece, continuano ad avere ali per volare nel cielo della settima arte per ancora molti anni a venire.

 

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