La zona morta, di David Cronenberg (1983)

di Roberta Lamonica

“Cosa farebbe se avesse l’opportunità di tornare indietro nel tempo e uccidere Hitler?”

(J. Smith al Dr. S. Weizak)

‘La zona morta’ (1983) è un film di D. Cronenberg con C. Walken, B. Adams e C. Sheen. Prodotto da D. De Laurentiis.

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di S. King (che ha considerato il film tra le migliori trasposizioni cinematografiche da una sua opera) racconta le vicende di un tranquillo e comune Johnny Smith, insegnante di letteratura della provincia americana (per quanto il film sia stato girato prevalentemente in Canada) con modeste aspirazioni a un’esistenza felicemente borghese, la cui vita viene segnata da un terribile incidente stradale che lo riduce in coma per cinque anni.

Al risveglio, gran parte della sua vita è andata in fumo, ha una grave disabilità motoria agli arti inferiori e soffre di terribili mal di testa, preludio a visioni predittive di tragici eventi.

Cronenberg realizza questo film con assoluto rigore stilistico e coerenza rispetto alle sue ossessioni tematiche (il confronto dialettico tra la limitatezza della condizione umana e l’aspirazione a una dimensione altra, quasi divina); in esso, inoltre, denuncia la superficialità e la falsità delle apparenze su cui è costruita il nucleo della società americana.

La necessità di costruire una famiglia, al di là di sentimenti sinceri e profondi per poter ‘fit in’, essere adeguata al contesto, è ciò che spinge Sarah ad abbandonare Johnny e a sposare un uomo di cui, in realtà, non è innamorata.

Il bisogno di un tycoon americano di avere un figlio ‘normale’, secondo gli standard confortanti e non impegnativi da tutti riconosciuti, è alla base di una tragedia sportiva che amore disinteressato e accettazione della diversità avrebbero potuto evitare.

E infine, Cronenberg dà una stoccata al populismo roboante di una certa politica americana che mette l’elmetto ma non scende in trincea, non entra in cantiere; piuttosto si fa scudo di ciò che dovrebbe, invece, proteggere. C. Sheen veste con grande credibilità i panni del politico senza scrupoli Greg Stillsson, espressione satirica di una tendenza incancrenita alla corruzione e al malaffare, presente in molte democrazie occidentali.

In questa chiara critica socio-politica, da cui non viene esentata nemmeno la religione (“Benedirmi? Lo sa che cos’ha fatto Dio per me? Mi ha lanciato contro un camion a diciotto ruote, mi ha fatto piombare nel nulla per cinque anni; Benedirmi? Sì, Dio è stato un vero benefattore con me”), Johnny rappresenta invece quella figura cristologica in grado di sacrificarsi per l’umanità intera e di cambiare il corso della storia. ‘La zona morta’ allude alla specificità del suo ‘dono’ che gli dà la facoltà di alterare il corso di eventi futuri.

L’interpretazione di Walken è perfetta nel rendere con rassegnata consapevolezza l’infelicità del suo personaggio. Volto non convenzionale per un personaggio che è ‘tutti e uno’ al contempo, il suo Johnny rappresenta e incarna il tema della mutazione, tanto caro al cineasta canadese in una dimensione tutta interiore; la mutazione interna ‘che lo allontana dall’utopia mass mediale che si è come incistata nel suo corpo’ (G. Canova), trasfigura il volto di un C. Walken in stato di grazia nel recitare per sottrazione le ambasce di un personaggio incredibilmente complesso.

In un momento in cui le tensioni tra Stati Uniti e blocco sovietico erano ancora alte e il terrore di attacchi missilistici nucleari era motivo di preoccupazione per ogni cittadino occidentale (e non solo), Cronenberg coraggiosamente mostra una via definitiva per liberarsi dai fardelli e le menzogne che ottenebrano la mente dell’americano medio, facendo di uno ‘storpio’, di un ‘queer’, di un potenziale assassino, in definitiva, il salvatore dell’umanità…

Accompagnato dalla colonna sonora mesta e macabra di Michael Kamen, ‘La zona morta’ è un invito a guardare oltre la patina glamour che ha soffocato gli anni ‘80 per guardare con distacco e con i piedi per terra al dilemma di un uomo costretto a essere una Cassandra amplificata da mass media onnipresenti, quando la sua vera e sola aspirazione sarebbe stata quella di essere un felice e pacifico ‘family man’.

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