Lezioni di sogni, di Sebastian Grobler (GER 2011)

di Andrea Lilli –

Londra, stadio di Wembley, 29 giugno 2021. Un classico: Inghilterra-Germania, finisce 2 a 0. Dopo Brexit i sogni (anti)europeisti degli inglesi continuano così, con la conquista dei quarti di finale agli Europei di calcio, ai danni dei più temuti rivali storici. Una maledizione superata: “Il calcio è un gioco semplice22 uomini rincorrono un pallone per 90 minutie alla fine vince sempre la Germania“, chiosò amaro il centravanti inglese Gary Lineker dopo la semifinale persa ai Mondiali 1990. Eppure i primi maestri dell’arte pedatoria moderna furono i britannici.

Non si è mai saputo chi fu il primo inventore della palla o della ruota, accessori di serie inclusi nella dotazione del modello Homo sapiens. Da sempre gli umani giocano con palle volanti che rotolano su se stesse e vincono la forza di gravità e fanno alzare gli occhi al cielo, come i pianeti e le stelle. Coi piedi si lancia una sfera in orbite lontane, solo per pochi secondi, ma tanto basta a sollevarci da terra e a trasformarci in creatori di astri celesti. Già solo per questo il calcio è un’arte divina: e più il calciatore è preciso, potente, veloce, fantasioso, più viene osannato come un eroe, adorato come un semidio. E poi l’uomo è un animale sociale che ama i giochi collettivi, a maggior ragione il calcio che ha poche regole, è facile da praticare, non necessita di attrezzature, protesi, architetture o ambienti particolari: è uno sport popolare e universale, non esclusivo di una classe sociale, di un sesso, o di un colore della pelle. Infine è un gioco adattissimo alla televisione, dunque ricercato dagli sponsor.

Ecco le principali ragioni per cui questo è diventato il gioco di squadra e il business sportivo più diffuso nel mondo, ed ecco perché tanta gente resta incollata allo schermo per eventi come il Campionato europeo, dove ora vediamo i tifosi inglesi cantare a squarciagola Three Lions (Football’s Coming Home). Sperano di tornare agli antichi fasti, gli inventori del calcio moderno. Nel 1856 in ambiente universitario formularono le Cambridge’s Rules, ovvero i Comandamenti del Foot Ball. Regole fondamentali che riordinarono quelle precedenti e si diffusero a macchia d’olio, prima in Europa, poi nel mondo con le colonie dell’impero vittoriano. Lezioni di sogni racconta come nell’ultimo quarto del 19° secolo il calcio all’inglese arrivò in Germania e con quali giocate, alla faccia dei generali prussiani, la conquistò.

Braunschweig, Bassa Sassonia, 1874. Un insegnante d’inglese si aggira per l’Europa con uno strano pallone di cuoio, fabbricato dai sudditi della regina Vittoria. Entusiasta di questo nuovo sport, Konrad Koch vuole diffondere il Football, e precisamente tra gli studenti del Martino-Katharineum Gymnasium. Un liceo maschile (solo dal 1893 si avranno in Germania classi femminili) prestigioso fondato nel 1415, che forma i rampolli dell’élite sassone secondo la didattica tradizionale e autoritaria sostenuta da Guglielmo I e Otto von Bismarck, imperatore e cancelliere del neonato Secondo Reich. Dunque disciplina, obbedienza totale ai superiori, fanatismo patriottico, identità di classe dominante, punizioni corporali esemplari, educazione fisica limitata alla ginnastica da palestra, e ancora disciplina. Tuttavia a Braunschweig un preside non troppo rigido decide di sperimentare due audaci innovazioni: ammette l’iscrizione di uno studente di estrazione popolare, e assume un docente d’inglese: una lingua viva, la lingua dell’impero nemico.

Koch cerca di costruire un rapporto di fiducia con la sua classe, inizialmente senza molto successo. Le prime lezioni del giovane insegnante suscitano scarso entusiasmo nei ragazzi e diffidenza nei genitori, i suoi metodi soft sono malvisti dai colleghi veterani più sadici. Inoltre Koch sembra solidarizzare con il secondo esperimento: Joost, studente intelligente ma povero, gracile figlio di un’operaia vedova o separata, bullizzato dall’arrogante capoclasse, il fanatico nazionalista Felix, unico erede di un pezzo grosso locale.

Di fronte a tanta ostilità Koch non si arrende, anzi: con un colpo di genio il professore prende due piccioni con una palla: trasferisce le lezioni in palestra e sui campi, dove giocando con i ragazzi insegna sia l’inglese che il calcio. Lui insegue un sogno, il suo Traum calcistico. Loro imparano divertendosi, e assorbono il senso di parole ancora poco frequentate come fairplay, spirito di squadra, solidarietà tra compagni, lealtà e rispetto per gli avversari.

La reazione inorridita dei colleghi insegnanti e dei genitori conservatori non tarda a chiudere un catenaccio nella loro area di rigore, su queste pericolose incursioni del nemico filobritannico. Il padre di Felix, rude difensore centrale dei privilegi di casta, fa di tutto per atterrare in tackle Koch e Joost, lo studente proletario considerato indegno di frequentare quella scuola. Fa di più: riparte in contropiede e ottiene prima l’ammonizione, poi l’espulsione di entrambi gli avversari, insieme al divieto di giocare a calcio sull’intero territorio del Ducato di Braunschweig. Ma gli studenti, ormai contagiati dal sacro fuoco del dribbling, non sono disposti a mollare facilmente. Decideranno per una nuova tattica, ridistribuiranno i ruoli e riporteranno la partita in bilico.

Con evidenti richiami a situazioni analoghe ne L’attimo fuggente, il regista tedesco Sebastian Grobler racconta una storia universale di anticonformismo, coraggio e solidarietà di squadra. Non lo fa con la tensione e sapienza cinematografica di Peter Weir, né Daniel Brühl possiede il magnetismo di Robin Williams; i movimenti di camera, la fotografia e i dialoghi sono spesso più degni di un telefilm; la sceneggiatura decorata da un paio di retroscena sentimentali stiracchiati e stereotipati viaggia sui ritmi blandi di un’amichevole di 105 minuti (i 90 regolamentari più un tempo supplementare) impostata sull’obiettivo del pareggio diplomatico; infine, assistiamo ad un bizzarro quanto generoso omaggio agli scozzesi (la Auld Lang Syne sui titoli di coda). Ciò nonostante, Lezioni di sogni raggiunge un buon livello di gioco, e riesce a farci tifare a favore di un sogno realizzato davvero.


Le regole del calcio, Konrad Koch, 1875

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