di Fabrizio Spurio
Il ritorno in grande stile alla fiaba classica
Era dai tempi di “Biancaneve e i sette nani” del 1937 che Walt Disney non si dedicava ad una fiaba classica. Da quel primo film ci furono alcuni classici, “Pinocchio” 1940, “Fantasia”1940, “Dumbo” 1941 e “Bambi” 1942 seguiti da altre pellicole per lo più con la struttura ad episodi: “Saludos amigos”, “I tre Caballeros”, “Musica Maestro” ed altri. Non furono film che riscossero molto successo, anche a causa della guerra che aveva comunque bloccato o rallentato molte produzioni. Erano comunque film per permettere la sopravvivenza dello Studios.
All’uscita nelle sale “Cenerentola” fu un successo enorme. Con questo film si concretizza l’idea del “classico” come spesso vengono definite le pellicole dello studio.
Cenerentola è un personaggio totalmente positivo, un carattere che per gli spettatori è un balsamo dopo il periodo bellico. La ragazza vessata ma che non perde la fede nei suoi sogni, che guarda al futuro con fiducia, sicura che con la bontà e l’altruismo si può arrivare lontano. Come canta lei stessa ad inizio film “I sogni son desideri…”. Cerca sempre di fare il bene, più per gli altri che per se stessa, come si può capire dall’amore con cui si prende cura dei suoi piccoli amici, i topi e gli uccelletti che le sono intorno e spesso la aiutano nelle faccende.
Proprio i topi ricoprono la figura di formidabili comprimari, spesso rubando la scena alla stessa Cenerentola. La coppia di topolini Giac e Gas sono i protagonisti di episodi umoristici che rimangono nella memoria degli spettatori, ma non sono di semplice contorno, riempitivi della pellicola: i due agiscono attivamente all’andamento della pellicola, e saranno fondamentali alla risoluzione della trama verso l’immancabile lieto fine. I sipari comici tra i topi e il perfido gatto di casa Lucifero, servono anche da alleggerimento per alcuni momenti altamente drammatici, quali gli scontri verbali tra la matrigna e Cenerentola.
Lady Tremaine, animata da Frank Thomas, è la somma di tutte le matrigne del cinema…
E’ una donna vedova, giunta a seconde nozze con un nobile già padre di una bambina. Anche Lady Tremaine ha due figlie, e ben presto rivelerà il suo vero carattere nei confronti della figliastra. Morto il padre della fanciulla la relegherà in una torre appartata del castello paterno e la tratterà come una serva. Tremaine farà di tutto per farla sfigurare davanti alle sue bambine. Cenerentola diventerà la sguattera della casa, serva nella sua stessa dimora, mentre le sorellastre la fanno da padrone, sperperando e mandando in rovina quanto il padre di Cenerentola aveva costruito di buono. Il tutto naturalmente sotto il beneplacito della madre.
Lady Tremaine non perde occasione per umiliare la figliastra, anche beffandosi di lei, esemplare in questo senso il suo acconsentire che la ragazza possa partecipare al ballo al palazzo da re, sempre se riuscirà a trovare un vestito adatto. Naturalmente farà in modo che la ragazza non riesca a trovare un vestito, sottoponendole compiti su compiti, impedendole di ritagliarsi il minimo spazio di tempo libero. Ma non ha fatto i conti con i piccoli amici di Cenerentola, i topi e gli uccellini: saranno loro, con inventiva ed insospettate capacità sartoriali, a confezionarle un abito all’altezza della situazione. La reazione di Lady Tremaine alla vista della figliastra vestita con un abito di gran lunga migliore di quello pomposo ma ridicolo delle figlie le scatenerà un attacco di crudeltà raffinata: con poche parole, quasi vaghe e insinuanti, spingerà le figlie a stracciare con ira e violenza il vestito di Cenerentola, riducendolo a brandelli. La perfidia dell’azione di Tremaine è perfettamente calcolata. Aveva promesso alla ragazza di poter venire al ballo se fosse riuscita a trovare un vestito, e come dice lei stessa, dopo averla vista con l’abito confezionato: “io non mi rimangio mai la parola!” Ed in questo è sottilmente crudele, stimolando l’invidia delle figlie, di fatto non proibisce a Cenerentola di andare al ballo, ma scatena le reazioni, molto più grezze, delle sorellastre, spingendole a compiere lo scempio sul vestito. Lei rimane pulita, non si sporca le mani con questo tipo di azioni, ma le fa sporcare ad altre. Anastasia e Genoveffa, le sorellastre, sono di fatto tutto ciò che Cenerentola non è, sono il suo perfetto doppio speculare: tanto lei è dolce e delicata, tanto sono loro sgraziate e volgari. Alla bellezza si oppone la loro bruttezza, che sembra essere un’incarnazione esteriore della cattiveria e dell’invidia smodata che alberga in loro.
Ad un certo punto della pellicola il personaggio di Tremaine assume quasi tratti luciferini. In seguito all’annuncio della prova della scarpetta, per convolare a nozze con il principe, Cenerentola si lascia andare, anche con una bella dose di incoscienza, ad atteggiamenti che lasciano capire a Tremaine che era lei la misteriosa ragazza che la sera del ballo a palazzo aveva conquistato il cuore del principe. Il momento dell’intuizione rivelatrice è simboleggiato dall’improvviso scurirsi, quasi fino al nero, del volto di Tremaine, solo gli occhi, verdi e crudeli, stretti in una fessura accusatrice, rimarranno luminosamente visibili. Tremaine ha capito e deve agire velocemente. Ed in questo momento, tramite un’inquadratura dall’alto, altamente minacciosa, la vediamo salire le scale della torre dove vive Cenerentola. La sequenza trasmette un forte senso di minaccia, e come nella scena precedente, la figura di Tremaine è immersa nell’oscurità, ma rimangono ben visibili gli occhi. La scena è ricca di tensione, che giunge all’apice nel momento in cui vediamo il riflesso della matrigna nello specchio dove Cenerentola si sta sistemando per ricevere il granduca con la scarpetta per la prova.
Cenerentola fa in tempo a voltarsi, solo per vedere Tremaine chiuderle la porta a chiave. Nonostante questo, ancora una volta grazie all’intervento dei suoi piccoli amici, Cenerentola riuscirà ad incontrare il granduca, e Lady Tremaine compirà il gesto estremo: fa inciampare il paggio che ha la scarpetta, facendola cadere a terra e frantumandola. Se le sue figlie non potranno sposare il principe allora neanche Cenerentola dovrà farlo! Però c’è il colpo di scena finale a vanificare tanta perfidia: Cenerentola possiede la seconda scarpa di cristallo. Lady Tremaine è sconfitta con un ultimo sguardo di sgomento, per lei non c’è altro da fare e tutti i suoi sogni di gloria per le odiose figlie svaniscono in un istante.
Tremaine è una donna autoritaria, anche con le figlie. E’ lei che comanda, che sorveglia l’andamento della casa e le sue finanze. Di fatto trasforma il suo castello in una prigione per Cenerentola, che non vediamo mai uscire oltre il recinto delle mura domestiche. La stessa stanza di Lady Tremaine è in realtà la sua sala del trono: la prima volta che la vediamo Tremaine è a letto. Il letto è enorme, e non sfigurerebbe accanto ai troni di Grimilde o di Malefica.
Alla larghezza fa eco una profondità che incute timore reverenziale, come se quel materasso esageratamente largo avesse il compito di mantenere le distanze tra la matrigna e la plebe. L’effetto inquietante è ottenuto anche dal baldacchino che sormonta la testa del letto, che oscura l’immagine di Lady Tremaine, facendola emergere dal buio lentamente, presentandocela con un effetto efficace che la rende, già in quel momento, potente e crudele agli occhi dello spettatore, come a voler sottolineare che davanti a lei non c’è speranza di appello; lei giudica e punisce, e non si ribattono le sue scelte. Quando dovrà elencare i doveri giornalieri che attendono Cenerentola, li enumererà uno alla volta, ed ogni ordine è pronunciato come fosse una frustata sulla schiena di Cenerentola. La violenza psicologica castrante che usa sulla figliastra è peggiore di qualunque punizione fisica…
Molto si è scritto sul maschilismo del periodo, e di come Cenerentola incarnasse quell’ideale di donna casalinga, madre/moglie il cui unico fine nella vita era quello di rendere l’atmosfera familiare e casalinga serena, in pratica una serva dei fornelli. Ma in questo film il discorso si fa particolare in quanto Cenerentola non è vessata da un marito autoritario ma da ben tre donne, quindi scompare di fatto il discorso della disparità tra i sessi.
Altra figura perfettamente caratterizzata in questo cast quasi totalmente femminile (le figure maschili, il Re, il granduca Monocolao e, sopratutto, il principe, sembrano quasi essere in ombra) è la madrina di Cenerentola, la Fata Smemorina, rassicurante, dolce ma al contempo sbadata, protagonista anche di un pezzo musicale, la famosa Bibbidi-Bobbidi-Boo, che porterà alla pellicola una nomination all’ Oscar come migliore canzone (insieme alle nomination per miglior sonoro e migliore colonna sonora). Proprio nella sequenza della Fata appare quella che era l’animazione preferita da Disney in assoluto: il momento della trasformazione dell’abito di Cenerentola simboleggiava per Walt l’idea che se una persona crede fermamente nella propria forza interiore allora può superare ogni ostacolo.
Evidentemente il pubblico percepì questo messaggio, e decretò a Cenerentola il successo che le spettava.
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