Paris is burning, di Jennie Livingston (USA, 1990)

di Vincenzo Laurito Quando a metà degli anni  ‘80 , New York era una città tra le più pericolose al mondo e l’allora Procuratore Rudolph Giuliani voleva aggiustarne i “ vetri rotti” , metafora con cui  iniziò  la sua guerra al crimine nella metropoli, mentre la neonata tribù urbana degli Yuppies cominciava a erigere i... Continua a leggere →

Get Back, di Peter Jackson (2021)

di Bruno Ciccaglione e Lucia Scaccia La più bella e per certi aspetti inattesa novità del film in tre parti di Peter Jackson Get Back, è che pur documentando il momento critico in cui l’esperienza dei Beatles sta per sfaldarsi, ci restituisce il miracolo di “quattro ragazzi in una stanza” (come ha detto Ringo Starr),... Continua a leggere →

Grizzly Man, di Werner Herzog (Usa/2005)

di Girolamo Di Noto Tutta l'opera di Werner Herzog è sempre stata costruita su immagini di una natura impressionante e incombente, ricercata nei luoghi più impervi e remoti del mondo, una natura spesso ancora incontaminata, rappresentata fin dall'inizio non come cornice, ma come soggetto principale degli avvenimenti. Dai ghiacciai del Nord alle savane, ai deserti... Continua a leggere →

Paolo Conte – Via con me, di Giorgio Verdelli (2020)

di Bruno Ciccaglione Il film di Giorgio Verdelli è insieme un tributo e una celebrazione, di una delle figure più grandi della cultura popolare italiana a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo. La viva voce dell’avvocato cantautore di Asti che si racconta oggi, assieme ai numerosi filmati di repertorio che ne ripercorrono la carriera e... Continua a leggere →

Libere, di Rossella Schillaci (2017)

di Andrea Lilli - «Non abbiate paura, non vi faccio ritardare il pranzo, parlerò tre minuti. Avrei voluto che in questo studio storico del CLN si parlasse un momentino dei Gruppi di Difesa della Donna. E debbo confessare che quando sono venuta qui a parlare, ero seccata, perché dico: ma, proprio io devo venire a... Continua a leggere →

Visioni sinfoniche del mondo: Koyaanisqatsi, di Godfrey Reggio (1982); Il pianeta azzurro, di Franco Piavoli (1982).

Dal 1982, questi due esempi innovativi di cinema sinfonico saranno tra i modelli da imitare. Li riproponiamo nel giorno dell'ottantunesimo compleanno di Godfrey Reggio, e a una settimana dalla chiusura "per Covid" del Cinema Azzurro Scipioni di Roma, fondato nel 1982 dal produttore del film di Franco Piavoli.

Cooked, miniserie da un’idea di Michael Pollan (2016)

di Bruno Ciccaglione “La nostra specie cucina. Nessun’altra specie cucina ed è imparando a cucinare che siamo diventati davvero umani” Michael Pollan Nonostante l’overdose di programmi di cucina offerta dalla televisione, cui si aggiunge la marea di prodotti disponibili sulle piattaforme in una specie di pornografia del cibo, la serie Cooked, basata sull’omonimo libro di... Continua a leggere →

Il passaggio della linea, di Pietro Marcello (2007 )

di Girolamo Di Noto C'è un cinema che pretende di sapere tutto, smodatamente loquace, che dice troppo e alla fine non dice niente. C'è poi un cinema che non racconta se non minime storie, frammenti di vita, ma del mondo è in grado di svelare più di un segreto. Il cinema di Pietro Marcello appartiene... Continua a leggere →

Omaggio a Cecilia Mangini

Ignoti alla città (Italia/1958), Stendalì (suonano ancora) (Italia/1960), La canta delle marane (Italia/1961), Essere donne (Italia/1964) di Girolamo Di Noto Come accade sempre con i lavori che sono stati una forte esperienza di impatto visivo, si può senz'altro affermare che i documentari di Cecilia Mangini, alla pari di quelli di De Seta, conservano una straordinaria... Continua a leggere →

Miles Davis: Birth of the cool, di Stanley Nelson (2019)

Miles Davis è morto nel 1991: ricordo le notizie al telegiornale, poco più delle immagini bizzarre che ne restituivano lo stile estremo a partire dalla fine degli anni ‘60, da Bitches Brew in avanti. Ventotto anni dopo, nel 2019, Stanley Nelson, documentarista dal ricchissimo curriculum, presenta al pubblico un’opera dedicata a presentare “l’uomo oltre la leggenda”. Sì, che secondo il regista troppo a lungo si era indugiato nel ridurre il percorso di Miles Davis alla sua vocazione autodistruttiva, collocandolo nell’empireo dei “geni drogati”, dove chi ha imboccato strade mai percorse prima è neutralizzato, ridotto a icona, allontanato in via definitiva.

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