‘Gli Uccelli’ (1964), di Alfred Hitchcock volano in alto. L’orrore del maestro con il volto di una debuttante: Tippi Hedren.

di Fabrizio Spurio

Dopo “Psycho” Alfred Hitchcock decide di sperimentare con il suo unico film horror.

Il maestro si concentra su una trama dalle connotazioni irreali: gli uccelli si rivoltano all’uomo, senza alcun movente plausibile. Forse si tratta di una vendetta della natura sui responsabili della rovina del delicato equilibrio della Terra, sconvolta da esperimenti nucleari. O forse un ribaltamento dei ruoli, dove l’uomo finisce per essere la preda. O ancora, una biblica punizione per i peccati commessi dal genere umano.

Ma dietro c’è molto di più, in quanto gli uccelli divengono, durante lo svolgimento della trama, il simbolo del risentimento e dei conflitti tra i personaggi.

Melania Daniels (Tippi Hedren) è una ricca ereditiera, sofisticata e viziata, che decide di recarsi nella cittadina costiera di Bodega Bay per inseguire una sua nuova fiamma, più per capriccio che per vera passione. L’uomo, Mitchell “Mitch” Brenner (Rod Taylor) vive con la madre Lidya (Jessica Tandy) e la sorellina Cathy (Veronica Cartwright, futura star del fantahorror “Alien”).

Ma giunta a casa dei Brenner, Melania viene aggredita e ferita da un gabbiano. Sarà solo la prima di una lunga serie di aggressioni dei volatili nei confronti delle persone.

Melania viene accolta con freddezza da Lidya, che vede nella donna una minaccia nei confronti del suo rapporto “esclusivo” con il figlio Mitch. Già vedova, Lidya non vuole invecchiare da sola, ha paura di non poter resistere, di non avere le forze per continuare a difendere e guidare la sua famiglia. In effetti, gli assalti degli uccelli avvengono spesso dopo particolari scene di tensione emotiva quasi suggerite, più che mostrate. Questa tensione, questa sorta di astio nei confronti della nuova arrivata, è perfettamente incarnata dagli stormi di uccelli che selvaggiamente distruggono tutto quello che trovano sul loro passaggio. La gelosia di Lidya diventa quindi una forza capace di penetrare ovunque e distruggere anche inconsapevolmente. Lidya sa che non può controllare i sentimenti del figlio; in una sequenza, dopo un devastante attacco di passeri all’interno della casa, Melania osserva Lidya raccogliere, con una precisione meccanica e quasi maniacale, i frammenti di una tazza di porcellana, come a voler sottintendere una realtà ormai infranta alla quale la donna cerca inutilmente di porre riparo. I volatili come manifestazione dei timori della donna, delle tensioni che serpeggiano in casa Brenner. Come nel film “Il Pianeta Proibito” (1956), gli uccelli diventano quel Mostro dell’ID che nel film di fantascienza era generato da una potente macchina in grado di materializzare i mostri del inconscio: le paure, i timori, le frustrazioni e le gelosie: potenti sentimenti in grado di colpire indistintamente chiunque si trovi sulla loro strada. E gli uccelli non hanno limiti, colpiscono ed uccidono tutti uomini, donne e bambini.

É esemplare la costruzione della scena dell’assalto dei corvi alla scuola. Melania attende l’uscita dei ragazzi dall’edificio seduta su una panchina. Dietro di lei una struttura di tubi in acciaio, nel parco giochi dei bambini. In un montaggio alternato vediamo Melania intenta a fumare mentre attende, poi stacco sulla struttura sulla quale si vengono a posare alcuni corvi. Alla fine Melania segue con gli occhi un corvo in volo, fino a che non lo vede posarsi sulla struttura ormai gremita da centinaia di corvi. Una scena suggestiva. Spesso Alfred Hitchcock utilizza il montaggio per dare dinamicità agli eventi, velocizzando ma al contempo dilatando i tempi, frammentandoli. In un’altra sequenza i gabbiano si gettano sul villaggio portando caos e panico ovunque. Da una finestra, con quattro immagini fisse di Melania (ma ripresa ogni volta con la testa spostata come se si fosse girata), la vediamo atterrita osservare un incendio correre verso una pompa di benzina provocando un’esplosione mortale per alcuni abitanti. La faccia di Melania è rigida, la bocca aperta in un urlo muto. Lo stesso urlo muto che emetterà Lidya dopo aver scoperto il cadavere martoriato di un contadino suo vicino, al quale gli uccelli hanno anche strappato gli occhi. Stessa terribile sorte che toccherà ad Annie Hayworth (Suzanne Pleshette) ex compagna di Mitch e anche lei entrata nelle mire di Lidya.

Il film è spettacolare, mettendo in campo tutto quello che era possibile nel campo degli effetti speciali per l’epoca. Per gli assalti dei corvi vennero preparati alcuni uccelli meccanici, poi si fece ampio uso di sovrimpressioni e trucchi fotografici. In alcuni casi si ricorse anche all’aiuto delle animazioni di Ub Iwerks (su questo artista bisogna aprire una lunga parentesi: nato il 24 marzo 1901, fu il primo, prezioso collaboratore di Walt Disney. Fu lui, dietro indicazione di Walt, a creare la fisionomia di Topolino, e realizzò le animazioni di “Steamboat Willie” del 1928, primo cortometraggio d’animazione sonoro. Iwerks diventerà responsabile del reparto effetti speciali per i film animati e dal vivo dello studio Disney. Con “Gli Uccelli” ricevette una nomination agli Oscar). Altro aspetto particolare del film è il sonoro: nel film non c’è musica. Gli unici due momenti con melodie è nella sequenza in cui Melania suona un pianoforte a casa di Mitch, dopo cena, e il coro dei bambini della scuola, nella sequenza precedentemente citata. La musica supervisionata da Remi Gassmann e Oskar Sala è una rielaborazione elettronica dei suoni di vari uccelli, e dei battiti delle loro ali. Hitchcock non voleva una partitura musicale, in quanto voleva che i suoni che più di tutti dovevavo sentirsi erano i versi degli uccelli, versi che presagivano il loro arrivo e quindi aumentavano il senso d’ansia nello spettatore.

Tippi Hedren, modella che aveva lavorato solo in alcuni spot pubblicitari, era stata scelta da Alfred Hitchcock in persona, ed era al suo primo ruolo come attrice. Il regista l’ha guidata passo passo per tutte le riprese, orgoglioso di aver scoperto una nuova attrice da lanciare nel firmamento delle star.

La bravura della Hedren si può ammirare soprattutto nella sequenza finale, quando, entrata in una stanza del piano superiore di casa Brenner, viene aggredita da uno stormo di gabbiani penetrati nella stanza attraverso il tetto sfondato. L’assalto dei gabbiani a Melania riporta alla mente dello spettatore l’omicidio di Marion in “Psycho”: alternanza frenetica di immagini e dettagli che suggeriscono, più che mostrare, la violenza subita dalla ragazza. Sarà dopo questo violento assalto che Lidya, ormai lasciate cadere le barriere di diffidenza verso Melania, la stringerà a sé per proteggerla, ferita e sotto shock, nella scena finale dell’abbandono della casa verso un futuro incerto.

La sequenza finale ci mostra una geniale trovata di ripresa messa in campo da Alfred Hitchcock. Mitch, Melania, Lidya e Cathy, stretti insieme nell’ingresso della casa, sono ripresi frontalmente dalla macchina da presa. Avanzano lentamente verso la macchina da presa, e Mitch allunga una mano verso la macchina lasciando intendere che ha impugnato, fuori campo, la maniglia della porta. Sempre con il braccio compie il movimento di aprire la porta, e una luce, che dovrebbe essere esterna, li illumina scorrendo lateralmente. Realmente la porta è sempre stata aperta, ma questo accorgimento ha permesso di far passare la macchina da presa attraverso la soglia senza dover inserire stacchi di ripresa. Il gruppo esce così di casa e sale silenziosamente in macchina, mentre, intorno a loro, migliaia di uccelli appollaiati ovunque, li osservano in silenzio con disprezzo ma senza infierire. Con il ritorno dell’armonia nella famiglia Brenner anche la furia degli uccelli sembra essersi placata ritrovando quell’equilibrio che sembrava perduto. La macchina si allontana lentamente sparendo oltre la collina lasciando il pensiero di un futuro incerto per l’uomo.

2 risposte a "‘Gli Uccelli’ (1964), di Alfred Hitchcock volano in alto. L’orrore del maestro con il volto di una debuttante: Tippi Hedren."

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